To main Content Block Back to top

Malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo del sistema nervoso, nominato anche morbo di Parkinson, sindrome ipocinetica rigida, paralisi agitante.

Patologia neurologica progressiva e cronica, causata dalla degenerazione delle cellule nervose che producono dopamina nel cervello.

Sintomatologia, numeri, cause, diagnosi e referenze
Sintomatologia
  • Tremore a riposo delle mani, delle gambe o della testa
  • Bradicinesia (lentezza nei movimenti)
  • Rigidità muscolare
  • Instabilità posturale
  • Difficoltà nel compiere movimenti coordinati
  • Perdita dell'equilibrio
  • Cambiamenti nell'andatura (passi più piccoli e lenti)
  • Riduzione dell'espressione facciale (maschera di Parkinson)
  • Difficoltà nel parlare (voce monotona e bassa)
  • Freezing (blocco improvviso dei movimenti)
  • Depressione e ansia
  • Problemi di memoria e difficoltà nel pensiero
Chi è affetto?

La malattia di Parkinson colpisce principalmente gli adulti sopra i 60 anni, ma può verificarsi anche in età più giovane (Parkinson precoce). Nonostante sia più comune negli uomini, entrambi i sessi possono essere affetti. In Italia, si stima che ci siano circa 2 persone affette da Parkinson ogni 100.000 abitanti.

Diagnosi

La diagnosi della malattia di Parkinson è principalmente clinica, basata sui sintomi e sull'esame neurologico. Non esiste un test specifico per la malattia di Parkinson, ma il medico può utilizzare test di imaging come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM) per escludere altre condizioni. La risposta ai farmaci antiparkinsoniani può essere utilizzata come ulteriore conferma della diagnosi.

Le cause

Le cause esatte della malattia di Parkinson non sono ancora completamente comprese. Si ritiene che sia causata da una combinazione di fattori genetici e ambientali. La degenerazione delle cellule nervose nella zona del cervello chiamata "substanzia nigra" porta alla carenza di dopamina, che è essenziale per il controllo dei movimenti.

Referenze
Klassische Terapie
Terapie mit Cannabis

Trattamenti Classici

I trattamenti per la malattia di Parkinson mirano a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita. Sono principalmente basati su farmaci e terapie riabilitative. I farmaci antiparkinsoniani agiscono aumentando il livello di dopamina nel cervello o imitando gli effetti della dopamina.

Problematica: La malattia di Parkinson è una patologia cronica e progressiva, il cui trattamento può diventare più complesso con il passare del tempo. La terapia con farmaci può diventare meno efficace nel controllo dei sintomi e causare effetti collaterali indesiderati. Inoltre, alcune persone con malattia di Parkinson possono sviluppare complicanze motorie, come discinesie (movimenti involontari) a causa dell'uso a lungo termine della levodopa. Il management a lungo termine della malattia richiede quindi un approccio personalizzato e continuo.

Terapie Farmacologiche

Tremore a riposo delle mani, delle gambe o della testa, cambiamenti nell'andatura (passi più piccoli e lenti), riduzione dell'espressione facciale (maschera di Parkinson), bradicinesia (lentezza nei movimenti)
Instabilità posturale, perdita dell'equilibrio
Freezing (blocco improvviso dei movimenti), rigidità muscolare
Problemi di memoria e difficoltà nel pensiero, difficoltà nel parlare (voce monotona e bassa)

Levodopa (spesso in associazione con carbidopa o entacapone), agonisti dopaminergici (bromocriptina, pergolide, lisuride, cabergolina, pramipexolo, ropinirolo, apomorfina), inibitori delle MAO-B (safinamide, selegilina e rasagilina), amantadina 

Effetti collaterali:

Levodopa: addormentamento, agitazione, allucinazioni, annebbiamento della vista o sdoppiamento della vista, ansia, aumento dei tremori delle mani, aumento della pressione, battito cardiaco accelerato, irregolare o pesante, brividi, bruxismo, capogiri, confusione, convulsioni, depressione, difficoltà a muovere gli occhi o ad aprire la bocca, difficoltà di deglutizione, difficoltà o altri problemi nella minzione, dolore, sensibilità al tatto o gonfiori a piedi o gambe, erezioni prolungate, dolorose o inappropriate, febbre, gonfiori di volto, piedi o polpacci, incapacità o scarsa capacità di coordinazione, mal di gola, mal di stomaco, male alla schiena o alle gambe, malessere generale, movimenti incontrollati del corpo, nausea o vomito, pallore, pupille dilatate, rash cutanei, salivazione eccessiva, sangue nelle feci, spasmi delle palpebre o aumento degli ammiccamenti, stanchezza o debolezza.

Agonisti dopaminergici: stato disforico, allucinazioni, peggioramento di un precedente disturbo psicotico, aumento dell'appetito sessuale, perdita di peso, nausea, insonnia, stanchezza, spossatezza, sensazione di instabilità, disturbi del movimento (acatisia), incremento dell'incidenza di disturbi di dipendenza.

Inibitori delle MAO-B: opotensione posturale, eccitazione del sistema nervoso centrale (Utremore, eccitazione, insonnia e, ad alti dosaggi, convulsioni), aumento del peso corporeo associato ad aumento dell’appetito, offuscamento della visione, ritenzione urinaria, irrequietezza, epatotossicità grave (effetto collaterale raro)

Amantadina: nausea, vomito, costipazione, dolore addominale, ritenzione urinaria, visione offuscata, tachicardia e compromissione neurologica, come confusione, agitazione e coma.

Depressione e ansia

Antidepressivi

Effetti collaterali:

Gli effetti collaterali dipendono dalla classe di appartenenza del farmaco.

Vantaggi/Svantaggi

I farmaci antiparkinsoniani possono fornire un significativo miglioramento dei sintomi motori. Tuttavia, il loro effetto tende a diminuire nel tempo e possono causare effetti collaterali indesiderati spesso anche molto gravi, che portano all’interruzione del trattamento e alla ricomparsa dei sintomi della malattia. Gli agonisti dopaminergici (e in misura minore la levodopa) sono stati correlati a disturbi del controllo degli impulsi, come l'ipersessualità, l'alimentazione compulsiva, il gioco d'azzardo e lo shopping patologico.

Terapie non farmacologiche

I trattamenti non farmacologici possono fornire un supporto integrato e un miglioramento della qualità della vita per i pazienti con malattia di Parkinson. Tuttavia, possono richiedere un impegno continuo, spese elevate e pazienza per ottenere risultati ottimali.

  • Terapie fisiche e riabilitative, inclusi esercizi per migliorare l'equilibrio e la coordinazione.
  • Terapie del linguaggio e della comunicazione per migliorare la capacità di parlare.
  • Terapie occupazionali per aiutare con le attività quotidiane.
  • Supporto psicologico e terapie comportamentali per gestire gli aspetti emotivi della malattia.
  • Chirurgia, come la stimolazione cerebrale profonda (deep brain stimulation), in casi gravi o resistenti ai farmaci.

Per quali sintomi aiutano:

  • Miglioramento della mobilità e dell'equilibrio,
  • Miglioramento della comunicazione,
  • Supporto emotivo per pazienti e familiari.
     

Referenze terapie farmacologiche

Trattamento con la cannabis

L'uso della cannabis medica nella malattia di Parkinson è oggetto di interesse a causa delle proprietà neuroprotettive, antinfiammatorie e antiossidanti dei cannabinoidi. Il sistema endocannabinoide svolge un ruolo nella modulazione dei disturbi del movimento e della risposta al dolore.

La via di somministrazione ottimale è principalmente per via orale, in misura minore per via inalatoria.

Terapia con la cannabis

Rigidità muscolare
Instabilità posturale
Difficoltà nel compiere movimenti coordinati
Cambiamenti nell'andatura (passi più piccoli e lenti)
Depressione e ansia
Problemi di memoria e difficoltà nel pensiero

Tetraidrocannabinolo (THC): psicoattivo; Cannabidiolo (CBD): proprietà antinfiammatorie e antiossidanti; Tetraidrocannabidivarina (THCV): fitocannabinoide proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti

Effetti collaterali:

A differenza delle classiche terapie farmacologiche, gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono generalmente poco gravi, tollerati e tendono a scomparire con la cessazione dell’uso.

Questi comprendono: nausea, secchezza delle fauci, rossore degli occhi, aumento dell'appetito, euforia, aumento della frequenza cardiaca, abbassamento della pressione sanguigna, vertigini.

Vantaggi/Svantaggi

La Cannabis Medica risulta ben tollerata dai pazienti con Parkinson, gli effetti collaterali sono lievi e gestibili, può fornire un sollievo significativo dei sintomi motori e non motori e un miglioramento della qualità della vita. Tra gli svantaggi abbiamo che studi clinici ad ampio spettro non hanno mostrato risultati significativi con l’uso di cannabis e cannabinoidi; c’è la possibilità di interazione con i farmaci antiparkinsoniani, la qual cosa deve essere attentamente valutata.

Lo stato attuale degli studi (osservazioni cliniche)

Le evidenze sugli effetti della cannabis medica nella malattia di Parkinson sono ancora in fase di studio. Singoli case report riportano miglioramenti evidenti ma studi con un ampio numero di pazienti non hanno dato risultati definitivi. Sono necessarie ulteriori ricerche cliniche per comprendere meglio i benefici e i rischi dell'uso della cannabis medica per questa patologia.

Referenze terapia con la cannabis

Klassische Terapie
Esperienze cliniche sull'uso della cannabis medicinale

Medico chirurgo, consulenza privata.

Uomo di 58 anni, con malattia di Parkinson conclamata, diagnosticata da 2 anni.

Terapia classica prima di iniziare con la cannabis
  • Levodopa 200 mg  + Carbidopa idrata 54 mg, 4 compresse al dì;
  • Rasagilina, 1 cpr al dì
Terapia a base di cannabis

Alla terapia antiparkinsoniana è stato aggiunto:

  • Cannabis Flos Billy Button (THC 19%, CBD <1%), 5 g estratti in 200 mL di alcol etilico; successiva diluizione in 20 mL di olio MCT; 10 gocce la sera.
  • Cannabis Flos Bedica (THC 14%, CBD <1%), 5 g estratti in 200 mL alcol etilico; successiva diluizione in 20 mL di olio MCT; 10 gocce la sera.
  • Cannabis flos Bedrolite (THC <1.0%, CBD 7,5), 5 g estratti in 200 mL di alcol etilico + 1640 mg CBD puro; 10 gocce per 3 volte al giorno.
  • Cannabis Flos Bediol (THC 6,3%, CBD8%), infiorescenze da vaporizzare; 250 mg x 3 volte al dì.

La somministrazione tramite vaporizzazione ha determinato l’insorgenza di effetti secondari sgraditi al paziente. Dopo circa tre settimane è stata quindi interrotta la somministrazione tramite vaporizzazione e mantenuta la sola somministrazione degli estratti. 
 

Risultati

Prima del trattamento, il paziente riferisce tremore costante, con picchi pluriquotidiani di intensità. La sintomatologia interessava principalmente l’emisoma sinistro. Inizialmente il miglioramento è stato più evidente a carico dell’arto superiore; riferiva, infatti, un peggioramento della sintomatologia soprattutto a carico del piede sinistro (contrazione dolorosa delle dita). Successivamente, il paziente ha avuto sin da subito un miglioramento del tremore dell’arto superiore; In merito all’arto inferiore sinistro, il paziente ha potuto fare una comparazione tra l’intensità dei sintomi senza e con terapia cannabica. 

Effetti collaterali

La vaporizzazione delle infiorescenze a portato all’insorgenza di effetti secondari di media intensità (senso di ottundimento) che, sebbene a risoluzione spontanea, hanno infastidito il paziente, che ha deciso di interrompere questa via di somministrazione.

Follow-up

Miglioramento della qualità della vita. il paziente era candidabile per la deep brain stimulation (DBS). Dopo l’inserimento della terapia con cannabinoidi e l’esperienza del miglioramento clinico, si è deciso di rivalutare la necessità di ricorrere a questo strumento terapeutico.

Conclusioni

Nel caso del paziente descritto, l'aggiunta della cannabis medica, ha portato a un significativo miglioramento dei sintomi associati alla malattia di Parkinson. 

Realizzato con il sostegno di:

provinz